sabato 13 ottobre 2012

Di silenzio


“Una cosa mi impressiona dei vangeli in maniera tutta particolare: il silenzio di Cristo (…). Silenzio di trent’anni avanti la vita pubblica. E anche a vita iniziata, altri enormi spazi di silenzio. Cosa avrà fatto in questi trent’anni di silenzio? Come si comportava in casa, e di cosa parlava con sua madre, con uso padre; in paese con gli amici? E come faceva sul lavoro?
(…) Credo che si debba pensare molto di più a quello che Gesù non ha detto, pensare a questo silenzio, per capire tutto il resto. Amare il lungo tempo che ha saputo tacere (…).
Di contro non stanno che le nostre parole sfocati, i nostri discorsi inutili e interminabili; e tutti uguali; questo gran dire, che poi non muta nulla, non trasforma.
Io penso che Cristo abbia veramente sofferto di più nel decidersi a parlare che nell’accettare la passione. Articolare un mistero dentro sillabe; dare un suono al silenzio; cercare un’immagine per ciò che è al di là di ogni immaginazione: questa la grande impresa di Gesù. Dire di cose che i cieli stessi non riescono a contenere; e poi cose così delicate, e segrete… Sì, la più grande fatica del Signore deve trovarsi nell’essere stato costretto a parlare! Precisamente: cosa faceva in casa, e in bottega? Levigava legni o parole? Quanto avrà parlato con sua madre? E on Giuseppe, altro taciturno? Strano: i protagonisti sono per lo più in silenzio. Contrariamente a noi, infaticabili tessitori di ragnatele…!
(D.M. Turoldo, Anche dio è infelice)