domenica 18 novembre 2012

Attendere


Attendo. Non importa il cosa. Importa la tensione ad altro.
Attendere è prepararsi a ricevere, è disporsi ad accogliere quel che la vita dona.
Ciascuno la propria.
E disporsi a riconoscere in esso il meglio per noi.
Senza cercare in altri quel che a tutti viene dato in sana misura e giusto tempo.
Attendere non ha nulla a che fare con il sostare passivi, magari con rassegnazione o rabbiosa impotenza. No,proprio no.
Attendere è tornare a fidarsi del buono che la vita – quella di ciascuno – per ciascuno prepara e dispensa.
È la frenesia a chiamare lentezza la distanza tra la vita e la giostra dei desideri. Non di lentezza si tratta, ma del suo ritmo, reale, forte, vitale.
Attendere è appello al reale più reale, al concreto più concreto, da accogliere come dono, non da recepire come dato.
Attendere dispone a rinnovare quella fiducia basica verso noi stessi, verso la pasta buona con la quale siamo plasmati; come invito a smettere – almeno per un poco – di essere in guerra contro noi stessi per dedicarci a interessi più proficui, a sospettare nei moti del più profondo di noi a favore di parole sguaiate e rassicuranti che ci si scambia.
Attendere ci porta al buono originario che è in noi, ci riporta il nostro buon profumo, e quella terra buona e feconda di cui prenderci cura.

8 commenti:

  1. L'ATTESA

    L'attesa
    è la speranza,
    l'ansia di giungere
    a qualcosa di diverso.

    La monotonia dei giorni
    alza il suo velo
    al desiderio del nuovo,
    e si allontana
    nelle pieghe della mente.

    Il nuovo, forse,
    potrà anche non arrivare,
    ma sarà atteso,
    e apparirà comunque diverso.

    - Alda Merini-


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  2. la distanza tra la vita e la giostra dei desideri......

    "La vita è come un giro in giostra sull'attrazione di un Luna Park, quando comincia la corsa, immagini che sia reale perchè tanto è il potere di suggestione delle nostre menti.
    E la giostra sale e scende, ti sbatte da una parte e dall'altra, ti fa prendere paura e ti fa sorridere, è piena di colori e di suoni, ed è divertente per un po'.......Qualcuno è sulla giostra da tanto tempo e comincia a domandarsi se tutto quello che vede è reale....." (Bill Hicks)

    io è da tempo che sono scesa dalla giostra, con le varie ammaccature e attendo, ma cosa attendo ? Sono stanca, vorrei solo attraversare quest'ultima parte della vita con serenità, nell'attesa di incontrare LUI, dove troverò finalmente la pace.

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  3. Riprendo una tua frase "riconoscere il meglio per noi".

    Il nostro principale nemico? Siamo noi, la persona con la quale siamo più duri e più esigenti: non ci si ama e non si ha abbastanza stima e affetto per se stessi. E' quindi con noi che dobbiamo fare la pace. Spesso si può essere in guerra con se stessi senza rendersene conto.

    Stiamo nel circolo del " bisogna..., dovrei..., avrei dovuto...".

    Ma, alla fine, niente ci soddisfa e quindi non ci fermiamo mai, non ci riposiamo mai. Finchè qualcosa in noi si rompe e comincia a generare conflitti e sofferenze.
    Ma il prezzo da pagare è alto: per i propri cari, il proprio corpo, il benessere interiore. E, alla lunga, rischiamo di maturare infelicità.
    Ma la paziente ATTESA è possibile ??

    P.S. Bella la citazione di Alda Merini:nella vita ognuno paga, eccome!!!

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    1. Per completezza la citazione è la seguente:

      "Io la vita l'ho goduta,
      a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio.
      Io la vita l'ho goduta
      perché mi piace anche l'inferno della vita,
      e la vita è spesso un inferno.
      Per me la vita è stata bella
      perché l'ho pagata cara".

      (Alda Merini)

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  4. È un ponte, l'attesa. Si crede che oltre, dopo, ci sia qualcosa, anche se può capitare di non veder bene. Ma c'è un passo da fare e lo facciamo, a volte sull'impronta segnata da un altro. C'è un desiderio che mi porta e diventa movimento e se il procedere è senza traccia alcuna capita di pensare che il ponte si costruisca sotto i nostri passi, diventati noi creatori, per grazia.
    È buona l'attesa, ci restituisce alla nostra responsabilità: se dopo di me non c'è l'abisso, custodisco allora il tempo che vivo e quello che viene. Per chi ancora viene e verrà.
    Quando oltre c'è qualcuno, allora l'attesa diventa un preparare veloce, festoso e inquieto, dal vestito ai pensieri alle parole: cosa dirò? come starà? Allora tutto di noi diventa importante, e anche intorno a noi, lo spazio, le cose.
    Non c'è debolezza, rassegnazione, pigrizia, indolenza nell'attesa. Nella promessa consegnata l'attesa è vita purissima, coltivata, difesa, progettata, infine riconsegnata a chi l'ha a sua volta attesa.
    Non si deve aver paura di fare promesse.
    Così è l'amore che sa mantenere quel che ha promesso anche nei lunghi spazi delle assenze che sappiamo capire e anche che non possiamo capire.

    Mariapia Veladiano

    Esiste anche un’attendismo senza coraggio,quello che aspetta che sia l’altro a fare il primo passo;esiste anche l’attendere una parola affettuosa o un perdono che non arriveranno,un
    attesa disillusa . . e allora il senso di libertà che è tipico dell’amare con fiducia, cede il posto al disincanto che la fa da padrone.

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  5. spero che tra le tue attese possano esserti graditi gli auguri sinceri per un sereno 2013 da parte di una anziana rhodense che non dimentica tante parole buone ricevute da te.

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  6. Buon Natale e se pensiamo al prossimo anno,
    l'anno nuovo è come un libro di 365 pagine,
    ora son tutte vuote e sta a te fare di ogni giorno il tuo capolavoro.
    Usa i colori che la vita ti dà e, qualunque cosa tu faccia, ricordati di sorridere sempre!

    Auguri Federico!

    Una mamma di Rho

    http://www.youtube.com/watch?v=EZXlCUNm9cg - Happy Christmas di J.Lennon -

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  7. Un libro che ho letto in un soffio: “Il Tempo è un Dio breve” di M. Veladiano.
    Ritrovo in esso tanti miei pensieri, ma anche un augurio per un buon anno:

    “Della vita si ha paura a volte, perchè non sappiamo se la felicità ci è davvero permessa. O se dobbiamo soprattutto domare il desiderio di felicità che ci riempie. Se la felicità è proprio questo impetuoso ammaestrare. Perchè il fiume è sempre anche straripare, le rive su cui camminiamo sono sempre qualcosa che il tempo e le acque possono abbattere.”

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