"Non
poteva essere una talpa. Però non si sentiva un’anatra.
Fu così
che cominciò a pensare di non essere niente.
Non sono
questo, non sono quello. Dunque, non sono… nessuno.
Ripensò a
tutta la sua vita. Non aveva trovato sua madre pantofola, non aveva
sposato un castoro (che poi era l’unico castoro a non voler fare il
castoro), non era diventata un pipistrello, non viveva con le
gru, non aveva più un fidanzato…
Si
accorse che la sua vita era stata un serie di non. Non aveva nulla, e
non era nulla.
Quando
finalmente acquisì questa certezza, divenne nessuno. Cioè qualcuno non si sa
ben cosa. Si tolse il pensiero di essere qualcosa di specifico e fu
semplicemente qualcosa di indefinito: nessuno. Che poi sarebbe quel che saremo
tutti quanti, se solo vivessimo in un mondo di talpe: se la gente non ci
vedesse, noi potremmo felicemente non esser un bel niente e non stare neanche
tanto a chiedercelo, che cosa siamo o non siamo. Bisognerebbe solo che la gente
tenesse gli occhi chiusi. O che tutti quanti vivessimo nel mondo delle talpe.
Semplice!
Questo
pensiero di non essere nessuno, la tranquillizzò non poco. Le diede un grande
senso di pace e di liberazione: cominciò ad andare per strada volando a un
metro da terra. Cosa che le permise di accorgersi di avere le ali. Cosa di cui,
presa dall’ansia di essere qualcuno, non si era mai accorta.
Era come
se di colpo si fosse ricordata di una cosa importante. Le aveva viste tempo fa,
le ali, sulla foto del libro che la maestra Tolmer le aveva mostrato a scuola.
Aveva a lungo rimirato quella foto, se n’era fatta una fotocopia e se l’era
studiata per bene, ma poi, chissà perché, se n’era dimenticata.
Si
ricordò d’aver letto che le anatre, se vogliono, possono volare molto lontano,
anche fino in Africa, se vogliono. Lei non voleva andare in Africa, voleva solo
volare un po’. Non era più convinta di essere un’anatra, però, essendosi
ricordata di avere le ali, un bel giorno cominciò a volare.
Volava un
poco tutti i giorni, ogni volta facendo un tratto più lungo. Volare le sembrò
la cosa più naturale del mondo e si stupì di non averlo fatto prima.
Volò fino
al mare e, quando lo vide da lontano, le sembrò la cosa più bella che le fosse
capitata nella vita. Ci volò sopra per giorni, riempiendosi gli occhi di
azzurro.
Ecco,
pensò, se non mi fossi accorta di non essere nessuno, non m sarei mai ricordata
di avere le ali.
E se non
mi fossi ricordata di avere le ali, non avrei mai incontrato il mare".
(P. Mastracola, Che animale sei? Storia di una pennuta, Guanda, Parma 2005)
Vorrei avere più di un paio di ali.
RispondiEliminaMi fa pensare al desiderio e bisogno di libertà che c'è in ognuno di noi.
Nella nostra vita ci sono momenti in cui desideriamo allargare le ali per allontanarci e volare in alto,lì dove ci portano i nostri sogni,le ambizioni,i nostri ideali. Non è da tutti sgranchire le ali fino al punto di volare. A volte ci si accontenta piccoli saltelli.
Forse avrei dovuto osare in gioventù, ora sono un pinguino che saltella, sbatte le ali, ma non vola...
Non è mai troppo tardi per spiccare quel salto... quello che ti fa cambiare prospettiva... che ti fa sentire libera...per un pò..
RispondiEliminaChi siamo? Una domanda che con l'andar degli anni mi sorge spontanea.
RispondiEliminaSembrerebbe un controsenso porsela ad ....anta età, quasi una domanda da adolescente. Da adulti presi nel vortice della vita non c'è tempo .......
Ecco, ora c'è la calma, il silenzio, la riflessione.
Sogno, perchè tale rimane, di partire senza meta e andare lontano lontano, ho fame di conoscere........ ma qui ho lunghe radici che mi trattengono!
Trascrivo questa poesia.
UNO SCONOSCIUTO
Un giorno o l'altro
faremo fagotto e partiremo
presi dall'ansia della mezza età
e non sarà
per cercare l'intima essenza di noi stessi
questa la conosciamo bene
sappiamo di appartenere a una razza
capace di tutto
andremo a cercare qualcuno
che non ci abbia mai visto
che non abbia idea
delle nostre appartenenze
uno sconosciuto a cui poterci raccontare
come ci piacerebbe essere
senza per questo
valere di più
(di Carla Paolini)
Le radici danno un orientamento alla nostra vita: il come le gestiamo fanno la differenza tra libertà e solitudine.
EliminaQuesta riflessione mi porta a quanto scritto da Kahlil Gibran e nella quale mi rispecchio:
Mi dice la mia casa:
"Non abbandonarmi, il tuo passato è qui".
Mi dice la mia strada:
"Vieni, seguimi, sono il tuo futuro".
E io dico alla mia casa e alla mia strada:
"Non ho passato, non ho futuro.
Se resto qui, c'è un andare nel mio restare;
se vado là c'è un restare nel mio andare.
Solo l'amore e la morte cambiano ogni cosa"
sempre della stessa autrice Paola Mastrocola :" Una barca nel bosco "letto 2 estati fa con mio figlio .....bellissimo libro !
RispondiEliminaOgnuno di noi ha le proprie "ali", non solo quelle per volare, ognuno di noi ha le proprie doti e ognuno di noi è ciò che è, non nessuno, ma qualcuno.Il tempo che passa, la vita che scorre ci fanno scoprire le nostre "ali"! Grazie Federico per le tue riflessioni, non smettere mai di scrivere..
RispondiEliminaSimona